Toyota Land  Cruiser: la leggenda compie 70 anni - image  on https://motori.net
You are here

Toyota Land Cruiser: la leggenda compie 70 anni

Toyota Land  Cruiser: la leggenda compie 70 anni - image Toyota-Land-Cruiser-BJ-1951 on https://motori.net

“Forza, durata e affidabilità sono state per quasi 70 anni le tre parole alla base di ogni generazione di Land Cruiser” (Sadayoshi Koyari, ingegnere-capo Toyota Land Cruiser).

Toyota uguale fuoristrada. Per quanto oggi possa essere strano, neanche vent’anni fa questa era l’equazione naturale per gli automobilisti italiani. E quando l’allora importatore privato del colosso giapponese, si avventurò a vendere in Italia quel primo migliaio di autovetture sportive all’anno che il contingentamento gli consentiva, la domanda ricorrente era: “Ma come? Toyota costruisce anche automobili? Pensavo facesse solo fuoristrada!”. A quelle poche Corolla GT-i, alle Celica Turbo 4×4 e Supra 3000 Turbo seguirono, a partire dagli Anni Novanta, le Carina E, le Avensis, le Corolla, le Yaris, le Aygo…  E fu tutta un’altra storia.

Una storia tanto diversa che oggi dobbiamo guardare i telegiornali ed i reportage dall’Africa e dal Medio Oriente per ricordarci quanta parte ebbero i fuoristrada “made in Japan” per la motorizzazione di quelle regioni. Allora invece, se si voleva andare da quelle parti, la scelta era tra la Land Rover perché “dappertutto trovi sempre qualcuno che te la rimette in marcia anche con il fil di ferro” e la Toyota Land Cruiser perché “quella non la ammazzi mai”.

Altri tempi! Allora i SUV, eleganti ed un po’ scontrosi, erano ancora di là da venire. Non esisteva neppure la parola! Allora c’erano i fuoristrada, 4×4 duri e puri che solo a guardarli ti facevano venire in mente l’avventura ed i lunghi viaggi in terre lontani ed inospitali. Dove solo loro potevano arrivare.

Delle origini della Land Rover e della Jeep sappiamo praticamente tutto. Meno note sono invece quelle della Toyota Land Cruiser. Probabilmente perché all’inizio degli Anni Cinquanta in Giappone avevano altro per la testa che la comunicazione e perché in fondo a noi Europei interessava poco o nulla se costruissero o meno automobili. Sia come sia, nell’Agosto 1950, due anni dopo il lancio della Land Rover, quello che oggi è uno dei maggiori costruttori mondiale di autoveicoli avviò lo sviluppo del fuoristrada tipo AK-10 con motore 6 cilindri benzina di 3,4 litri. Nel Gennaio 1951 il veicolo fu messo in vendita come BJ e tre anni dopo – su indicazione dell’allora direttore tecnico Hanji Umehara – fu ribattezzato Land Cruiser con una dichiarata assonanza con la rivale inglese. Cominciò così la leggenda.

Nel 1956 le prime Land Cruiser furono esportate in Australia e nel 1969 arrivarono perfino in Europa, dopo essere passate ovviamente per l’Africa ed il Sud America. Nessuno forse ci fece caso, ma, se la Land Rover festeggiò il milionesimo esemplare prodotto nel 1976 e la Land Cruiser la raggiunse solo cinque anni dopo, nel 1996 la produzione del fuoristrada Toyota era già a quota 2.700.000 unità e la rivale inglese era ormai irrimediabilmente distanziata. Ed oggi, per la cronaca, a quasi 70 anni di distanza dalla presentazione del primo modello, la produzione di Toyota Land Cruiser ha superato i 6 milioni di unità.

Eppure allora, in Europa, di Land Cruiser se ne incrociavano davvero pochine. Specialmente in Italia dove la Toyota sbarcò solo all’inizio del 1970 quando la famiglia Fattori costituì la Toyota Italiana con sede a Roma, in piazza Pio XI. Per vedere le prime Land Cruiser “ufficiali” si dovettero però attendere altri cinque anni quando arrivarono le prime BJ Serie 40 con motore 4 cilindri Diesel di 3,0 litri e 6 cilindri benzina di 3,9 litri. All’epoca il fuoristrada non andava ancora di moda, ma le BJ erano veicoli semplici, affidabili e soprattutto costavano poco (prezzi a partire da 4.680.000 Lire). Una storia che oggi riviviamo con altre marche orientali.

Le vendite erano davvero minime: qualche centinaio di unità. «Un paio di volte all’anno andavamo a Livorno dove arrivava la nave dal Giappone» ricorda un ex-dipendente della Toyota Italiana. «Qui incontravamo i concessionari che firmavano in contratti e si portavano via le Land Cruiser. Noi tornavamo a Roma e… arrivederci alla prossima volta». Al pubblico però quei fuoristrada indistruttibili piacevano sempre di più.

Alla fine degli Anni Ottanta le vendite superarono per la prima volta le mille unità all’anno. Un record! Merito anche delle nuove Serie 70, che alle tradizionali doti dei Land Cruiser aggiungevano una linea più moderna ed una manovrabilità che le concorrenti inglesi non si sognavano neppure. E poi c’era la BJ73 che grazie al suo turbodiesel “made in Italy” (un 2.500 prodotto dall’italiana VM) non rientrava nel contingentamento e permetteva di allargare gli obiettivi di vendita.

“Obiettivo 5.000!”, dichiarava nel 1990 la Toyota Italiana che cominciava a puntare in alto. Anche perché, oltre che sulle Land Cruiser, poteva contare sui nuovi 4Runner e pick-up Hilux, i nuovi 4×4 nati anch’essi dalla ormai trentennale esperienza della Casa giapponese nel settore dei fuoristrada. Un’esperienza che fu apparentemente accantonata quando, all’inizio degli Anni Novanta, la casa madre subentrò all’importatore privato. La liberalizzazione del mercato aprì le porte alle autovetture giapponesi e queste assicuravano alla nuova azienda ben altre prospettive di vendita. I risultati commerciali diedero ovviamente ragione alla Toyota Motor Italia. I fuoristrada però erano sempre lì, in un angolino della gamma Toyota, pronti ad attendere che tornasse il loro momento di gloria.

Questo arrivò con il fenomeno SUV. Pur continuando a sviluppare Land Cruiser e Hilux, arricchendoli con nuovi sistemi elettronici di ausilio alla guida e con tutte quelle raffinatezze che sono per noi sempre più irrinunciabili, i progettisti giapponesi cominciarono ad esplorare nuove frontiere dei 4×4.

Al Salone di Tokyo del 1989 presentarono il primo prototipo del RAV4 (Recreational Active Vehicle a 4 ruote motrici) che quattro anni dopo riproposero in una veste profondamente rivista. Cominciò così la produzione di un altro successo: un compatto veicolo a trazione integrale in grado di muoversi in città così come su superfici sconnesse. Un successo che, numeri alla mano, dura ancora oggi.

Il vero colpo da maestro il gruppo Toyota lo giocò però qualche anno più tardi, quando, nel 2004, per differenziarsi dalle rivali, intraprese con il marchio Lexus la strada del SUV ecologicamente compatibile. Una contraddizioni in termini? Assolutamente, no! Dalle esperienze acquisite dal gruppo Toyota con nel settore dei fuoristrada e nel campo dei sistemi di propulsione ibrida benzina-elettrico nacque la Lexus RX 400h, dove la lettera “h” stava proprio per “hybrid”. In una parola: eleganza e prestazioni, ma nel modo più ecologicamente consapevole possibile. Il pubblico ovviamente ha risposto molto bene alla proposta di un 4×4 elegante, solido, tecnologicamente avanzato e quanto più possibile pulito. Se sapessero che tutto è cominciato 70 anni fa con un rozzo veicolo fuoristrada!

 

 

Related posts

Leave a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.