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Quale futuro per la mobilità? Chi vincerà la partita?

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Le alternative per il futuro della motorizzazione.

Diesel, benzina, ibrido, batterie, celle a combustibile… Chi vincerà la partita?

Per capire e cercare di dare una risposta a questa domanda è bene partire dalla tecnologia che ha rotto e rivoluzionato il dualismo Diesel-benzina legato al  motore a combustione interna. Bisogna partire dall’Ibrido. Dalla soluzione che ha portato a bordo dell’auto un motore elettrico, affiancandolo al tradizionale motore a combustione interna.

Vent’anni fa entrava nel mercato il primo veicolo ibrido di grande serie. La soluzione, proposta  da Toyota, fu valutata in quel momento, dagli addetti ai lavori con molto scetticismo. Oggi al contrario appare chiaro come sia stata una scelta strategica e che forse solo ora  è possibile metterla meglio a fuoco. Sappiamo anche che allora, per il top management del colosso giapponese, non fu proprio una decisione facile da prendere. Toyota, pur investendo cifre molto importanti in ricerca e sviluppo e pur disponendo di tutte le soluzioni tecnologiche più avanzate, per scelta non è era mai stata un’anticipatrice. Aveva sempre preferito lasciare agli altri  il ruolo di apripista, evitando in questo modo il rischio di un flop, che ogni innovazione porta inevitabilmente con sé.

Il cambio di rotta fu fortissimamente voluto dal presidente Okuda, perché convinto che un modello economico di successo funzionava bene per circa 40 anni, trascorsi i quali le aziende legate a quel modello erano destinate a tramontare. Esempi non mancavano. Veniva citata l’era delle navi a vapore che iniziò nel 1858, precisamente con il varo in Inghilterra della Great Eastern di 19..000 tonnellate di stazza. Trascorse mezzo secolo prima che le navi a vapore predominassero. Anche se miglioramenti continui avevano mantenuto alta la competitività delle imbarcazioni a vela, il loro destino era segnato.

L’ibrido quindi è stato una scelta strategica. Perchè?  Perché ha innestato un motore elettrico in un motore endotermico dando vita ad una tecnologia ponte, capace di traghettare l’auto verso un futuro che rischiava brutalmente di perdere. Ha prolungato la vita del motore termico e avviato l’uso di quello elettrico. Sta consentendo  ai costruttori e ai clienti di familiarizzare con il processo di elettrificazione dell’auto, con la dovuta gradualità, realizzando un progressivo cambio di paradigma tecnologico senza particolari traumi. L’elettrificazione sembra essere la risposta più idonea alla domanda di una mobilità più sostenibile,  più integrata e più connessa, anche se la carente diffusione delle necessarie infrastrutture di ricarica delle batterie e gli elevati costi di produzione non stanno certo favorendo una sua rapida crescita.

È quindi molto probabile che dopo l’ibrido, vedremo l’affermazione dell’Ibrido plug-in. Una soluzione che permette di estendere il raggio d’azione della mobilità in modalità puramente elettrica, mantenendo la “tranquillità” data dal motore endotermico.

Crescerà in parallelo anche l’elettrico puro a batteria che troverà il suo terreno d’elezione in ambito urbano e suburbano mentre la tecnologia a celle a combustibile (fuel cell) si affaccerà via via sul mercato principalmente  sui mezzi di trasporto di cose e persone sul lungo raggio. Quindi, chi vincerà la partita?

Vincerà chi saprà interpretare l’innovazione con I tempi giusti. Una tecnologia non soppianterà l’altra ma la affiancherà, probabilmente ritagliandosi ciascuna il suo più congeniale ambito operativo. Di fatto, iI motore endotermico, nella sua versione a benzina, avrà ancora buona vita, l’ibrido continuerà ad essere la tecnologia ponte per l’elettrificazione che a sua volta seguirà sia la strada delle sole batterie che quella delle fuel-cell alimentate a Idrogeno… E riprendendo il pensiero di Okuda, un altro mezzo secolo se ne sarà andato…

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